
Prove di sbarco dei Marines, alta tensione nei Caraibi
02 November 2025
Prove di sbarco dei Marines con esercitazioni a Porto Rico, mentre gli Usa attaccano un'altra presunta imbarcazione di narcos nei Caraibi uccidendo tre persone. Sale così la tensione tra Washington e Caracas. Con Mosca che lancia messaggi ambigui dopo il più grande dispiegamento navale Usa nella regione dalla crisi dei missili di Cuba nel 1962: da un lato la condanna "ferma dell'impiego di forza militare eccessiva nell'ambito di operazioni antidroga" e l'invito ad evitare nuovi conflitti; dall'altro la minaccia del possibile invio di missili russi a Caracas e di potenziali "sorprese" per gli Usa.
A far temere il precipitare della situazione sono le esibizioni di muscoli americane. L'ultima è un video postato dal Comando Sud Usa in cui si vede la 22/ma Unità di Spedizione dei Marines impegnata in "operazioni di addestramento a Porto Rico". Il filmato mostra un mezzo anfibio che trasporta truppe, veicoli e attrezzature in una missione supportata da diversi elicotteri dai quali i militari si esercitano negli sbarchi e nelle infiltrazioni. Immagini quasi cinematografiche e di grande impatto mediatico. "Le forze statunitensi - si legge nel post - sono schierate nei Caraibi a supporto della missione del Comando Sud, delle operazioni dirette dal Dipartimento della Guerra e delle priorità del presidente degli Stati Uniti per contrastare il traffico illecito di droga e proteggere la patria".
L'obiettivo dichiarato quindi resta la lotta ai cartelli, ma la concentrazione di uomini e mezzi fa pensare a ben altro. Un altro segnale allarmante è che l'esercito Usa sta ammodernando una base navale nei Caraibi, abbandonata dopo la Guerra Fredda, suggerendo preparativi per eventuali azioni all'interno del Venezuela. L'attività di costruzione nella ex base navale Roosevelt Roads a Porto Rico — chiusa dalla Marina più di 20 anni fa — era in corso il 17 settembre, quando le squadre hanno iniziato a liberare e riasfaltare i raccordi che conducono alla pista, secondo foto scattate dalla Reuters. Fino al ritiro della Marina nel 2004, Roosevelt Roads era una delle più grandi stazioni navali Usa al mondo. La base occupa una posizione strategica e offre molto spazio per concentrare equipaggiamenti.
Oltre ai miglioramenti delle capacità di decollo e atterraggio a Roosevelt Roads, Washington sta ampliando le infrastrutture anche presso aeroporti civili a Porto Rico e a Saint Croix, nelle Isole Vergini americane. I due territori statunitensi si trovano a circa 800 chilometri dal Venezuela.
"Tutte queste mosse, credo, sono pensate per far tremare il regime di Maduro e i generali che lo circondano, nella speranza di creare delle fratture interne", ha dichiarato alla Reuters Christopher Hernandez-Roy, senior fellow presso il Center for Strategic and International Studies di Washington. L'obiettivo, secondo alcuni media Usa, potrebbe essere in effetti quello di costringere Maduro all'esilio o di indurre qualcuno del suo entourage a tradirlo. Intanto il Dipartimento di Giustizia ha comunicato al Congresso che l'amministrazione Trump può continuare i suoi raid contro presunti trafficanti di droga in America Latina e non è vincolata dalla War Powers Resolution del 1973, che richiede l'approvazione del Parlamento per proseguire operazioni militari ostili oltre il termine di 60 giorni dalla prima. Il termine scade lunedì, dopo che il Pentagono ha condotto dal 4 settembre almeno 15 attacchi contro presunte imbarcazioni di trafficanti uccidendo 64 persone. La War Powers Resolution era stata approvata all'indomani della guerra del Vietnam per evitare un altro conflitto lungo e non dichiarato. Ma Elliot Gaiser, capo dell'Ufficio del Consulente Legale del Dipartimento di Giustizia, ha affermato che l'amministrazione non ritiene che tali attacchi rientrino nella definizione di "ostilità" prevista dalla legge, anche perché i militari statunitensi non corrono pericoli. Si tratta invece di un "conflitto armato non internazionale" contro i narcos per garantire la sicurezza nazionale. Se l'obiettivo fosse un cambio di regime, del resto, il tentativo di Trump non sarebbe molto diverso da quello (iniziale) di Vladimir Putin in Ucraina, rispolverando la vecchia Dottrina Monroe che autorizzava gli Usa ad intervenire militarmente nel continente per "mantenere l'ordine" nel loro "cortile di casa".
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